Chartwatch: quando l’AI salva vite

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L’applicativo analizza i dati della cartella clinica e permette di determinare se un paziente necessita di un ricovero in terapia intensiva. Rischi ridotti del 26%

Forse il principale vantaggio dell’intelligenza artificiale consiste nella capacità di correlare tra loro dati che per un umano, a prima vista, potrebbero sembrare distanti. Ciò permette di semplificare fortemente l’analisi delle informazioni di cui si è in possesso e bypassare i limiti oggettivi che l’indagine umana presenta. Sappiamo bene che ci sono ambiti di intervento nei quali agire con la massima tempestività diventa fondamentale. L’ambito sanitario è sicuramente tra questi. Spesso diventa complicato poter seguire in parallelo più pazienti, specie in un contesto ospedaliero. L’intelligenza artificiale può venire in soccorso con soluzioni interessanti e altamente utili. E’ il caso di Chartwatch, un software di AI che è stato sviluppato al St. Michael’s Hospitaldi Toronto, in Canada. L’applicativo permette di esaminare ben 100 diverse variabili presenti nella cartella clinica di un paziente, compresi i risultati di laboratorio e i segni vitali come la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, e determina se nelle 24 ore successive il paziente in questione presenta un rischio basso, moderato o alto rispetto a una eventuale necessità di cure in terapia intensiva. Il monitoraggio è costante e viene aggiornato ogni ora. Nel caso in cui il sistema dovesse classificare come elevato il rischio di un paziente, l’unità medica di riferimento viene allertata  di andare in terapia intensiva, le équipe sanitarie sanno che devono intervenire rapidamente. Â

Un recente studio pubblicato da Canadian Medical Association Journal ha rilevato che l’uso del sistema di intelligenza artificiale Chartwatch ha portato a un sorprendente calo del 26% del numero di decessi inattesi tra i pazienti ricoverati. Il team di ricerca ha esaminato più di 13.000 ricoveri nel reparto di medicina interna generale del St. Michael, un’unità da 84 letti che si occupa di alcuni dei pazienti più complessi dell’ospedale, per confrontare l’impatto dello strumento su quella popolazione di pazienti con le migliaia di ricoveri in altre unità. I dati della ricerca sono stati presentati dal dr. Amol Verma (in foto), in forza al St. Michael’s e docente ricercatore presso l’Università di Toronto. I dati riscontrati da Chartwatch sono stati messi a confronto con quelli ottenuti in altre unità dell’ospedale che non facevano uso del sistema di AI. In questi ultimi siti, non sono stati riscontrati cambiamenti nel numero di decessi inattesi.Â

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